Nell’anno nero per il settore cultura, oltre cento le realtà seguite da Dinamica
Dinamica compie un anno e guardare indietro agli ultimi dodici mesi significa ripercorrere uno dei periodi peggiori di sempre per il settore cultura. Ma il racconto di questa crisi può essere letto anche attraverso le differenti funzioni svolte dal modello creato da Ideazione. Lo sviluppo di Dinamica era stato suggerito dall’esigenza di avere uno strumento che permettesse di conoscere in poco tempo le realtà culturali con cui realizzare un progetto strutturato, magari nell’ambito di finanziamenti su scala territoriale. Pensato per le fondazioni e in generale per i soggetti istituzionali, il modello era pronto a essere utilizzato in quest’ottica. Poi l’attualità ha suggerito di cambiare i piani.
“La crisi preesistente, in molti casi, era da attribuire a fragilità intrinseche dei singoli soggetti”
L’esplosione della pandemia, tra febbraio e marzo dello scorso anno, ha imposto la chiusura di musei, teatri, cinema. «È stato un momento traumatico per il settore, ma allo stesso tempo ci siamo resi conti che Dinamica avrebbe potuto svolgere un’altra funzione, almeno momentaneamente». Aldo Buzio, direttore di Turismo in Langa e uno degli sviluppatori di Dinamica insieme all’AD di Ideazione Enrico Ferrero, rievoca quella prima fase e il ripensamento della strategia. «Era logico attendersi che la chiusura forzata avrebbe portato le realtà culturali a sentire ancora di più una crisi che era endemica nel settore già da tempo – spiega Ferrero – Sapevamo però che la crisi preesistente, in molti casi, era da attribuire a fragilità intrinseche dei singoli soggetti. Così ci siamo detti: musei, teatri, cinema potrebbero dedicare a se stessi questa fase in cui sono costretti a stare fermi.»
Un lavoro di autoanalisi, insomma, per capire meglio chi fossero, per individuare i propri punti di forza e anche le debolezze, per avere un riscontro da cui ripartire una volta terminata l’emergenza. Al lancio di Dinamica, il questionario introduttivo è stato reso disponibile online, ad accesso totalmente gratuito. A partire dalle risposte offerte dalle realtà culturali, sono poi state compilate le analisi su cui avviare con ognuna la fondamentale fase di follow up, vero cuore di Dinamica. «A oggi le realtà cui è stato restituito un report sono più di cento – racconta Aldo Buzio – e ci sono almeno due elementi che sono stati apprezzati da chi ha partecipato: primo, il modello Dinamica non è qualcosa che prevede un orizzonte unico a cui tendere per tutti i soggetti. Ciascuna realtà ottiene una fotografia che la rappresenta e poi può liberamente decidere in che direzione andare. Secondo punto, in fase di follow up le realtà confermavano sempre di essere consapevoli degli aspetti su cui avrebbero dovuto intervenire, gli stessi che il modello faceva emergere come criticità.»
Condividere le debolezze: un approccio diverso premiato da European Cultural Foundation
Oggi, dodici mesi dopo, la crisi sanitaria non è ancora rientrata. Se da un lato l’attività delle realtà culturali continua a essere estremamente ridotta, Dinamica torna a svolgere la funzione per cui era stato concepito. Il modello, infatti, è stato inserito all’interno di progettualità più complesse, come l’iniziativa della Fondazione Monte Paschi battezzata Reset. «La Fondazione aveva deciso di avviare azioni per rafforzare la cultura sul territorio senese, dai musei alle performing arts. Siamo stati coinvolti per aiutarli a capire di cosa le realtà avessero effettivamente bisogno», racconta Ferrero, che ha partecipato a Reset anche in qualità di formatore.
Con Dinamica è stato possibile raccogliere rapidamente una notevole quantità di informazioni su oltre cinquanta diversi soggetti della provincia di Siena. Aggiunge Ferrero: «Attualmente siamo impegnati nella fase di follow up insieme alla Fondazione. Chi ha compilato il questionario ha espresso pareri positivi: il 100% lo considera utile, il 71% coerente con il modello di attività culturale che ci si è posti come obiettivo. In particolare, è stata largamente approvata l’impostazione in quattro pilastri (società civile, conoscenza, economia e territorio, ndr) su cui è articolata la survey. Segno che nessuno considera la cultura fine a se stessa, ma come qualcosa che ha legami molto concreti con il mondo e la sua complessità.»
Mentre si conclude l’esperienza in Toscana, se ne apre una nuova nel Nord Italia. A breve sarà avviata un’iniziativa di Turismo in Langa che adotta Dinamica a sostegno alle realtà culturali del Piemonte. Premiato a fine anno dalla European Cultural Foundation, il progetto parte dal presupposto che «in questo momento di crisi occorrono stimoli, non per forza dall’alto», per dirla con le parole di Carlotta Ramo, project manager di Ideazione. «In un certo senso, vogliamo spingere a una condivisione delle debolezze: quest’anno difficile ha fatto emergere i punti deboli delle realtà, ma ci si può aiutare condividendo cosa queste debolezze hanno insegnato.» È una forma di solidarietà tra colleghi delle realtà culturali di tutta Europa, diametralmente opposta al percorso intrapreso sul Senese. In quel caso erano in evidenza i punti di forza, qui si analizzano le debolezze. «Dinamica è lo strumento che consentirà l’analisi, questa volta adottando un approccio bottom-up.»
Per non scomparire, le realtà culturali hanno congelato l’attività o si sono spostate sul digitale
Se da un lato la mole di informazioni raccolte ha offerto lo spunto per ripensare l’attività di molte realtà culturali, il primo anno di Dinamica ha voluto anche dire ascoltare il grido di dolore del settore. «Con il decreto Ristori e la cassa integrazione molte realtà si sono potute congelare ed evitare di scomparire – analizzano Buzio e Ferrero – ma pochi hanno trovato sulla loro strada l’occasione e i mezzi per un’autentica trasformazione. Qualcuno ha spostato la propria offerta sui canali digitali, purtroppo la sensazione generale è stata quella di contare poco per il resto della società. Il mondo culturale si è sentito marginale, accessorio, trascurabile dal punto di vista occupazionale.» Numeri alla mano, le realtà più piccole hanno sofferto maggiormente, e solo in parte sentono di aver trovato un interlocutore nei soggetti parasindacali che si sono formati nell’ultimo periodo per rappresentare le proprie istanze presso il Ministero.
Per ripartire davvero occorrerà un atteggiamento di maggiore fiducia da parte delle istituzioni, oltre ovviamente a un calo generalizzato dei contagi da Covid-19. La strada, per il mondo della cultura, è ancora lunga e quasi tutta al buio. Conoscere il percorso di fronte a sé è fondamentale e Dinamica resta uno strumento essenziale per fare il primo passo.
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